Finché avete i nonni chiedete a loro cosa è stato il 25 aprile.
Mio nonno non c’è più. Mio nonno mi raccontava di quando a piazza Bologna venne messo al muro dai nazisti e me lo raccontava con una punta d’orgoglio. Quando sono cresciuto e mio nonno è scomparso, mi è sorto il dubbio che i suoi ricordi fossero alterati dal tempo. Mio nonno non c’è più ma mia mamma, che al tempo era una bambina, mi ha confermato quella storia scolpita nella sua memoria.
La stessa memoria che recentemente ha spinto il partigiano 90enne folignate Enrico Angelini a cancellare la svastica disegnata al posto della targa che ricordava i martiri della lotta antifascista, tra cui molti suoi compagni, in un luogo simbolo della Resistenza: nella cascina di Raticosa. Molti dei partigiani compagni di Angelini finirono nei campi di sterminio. Enrico, che allora aveva poco più di 20 anni, prima di “imbracciare” solvente e raschietto e ripulire la cascina, ha versato qualche lacrima. Infine ha deposto una rosa sul sacrario dei deportati della seconda Guerra mondiale.
Quella memoria della resistenza che condusse Alfredo il Partigiano a Malvento, a ridosso di Livorno, il 25 aprile del 2010. Accompagnato dal figlio, Alfredo il Partigiano il giorno della Liberazione sentì il desiderio di rivedere la casa dove molti anni prima aveva combattuto contro fascisti e nazisti. Alfredo scese dall’auto e pochi metri dentro il giardino si fermò, chiese una sedia, si sedette e cominciò a piangere. A piangere davanti a trenta sconosciuti ripetendo a voce bassa e indicando il giardino: «erano lì, sono morti lì, uno è morto sul colpo, l’altro aveva l’arteria della gamba tagliata e piangeva come un bimbo, è stato un colpo di mortaio dei tedeschi». Tutto intorno un silenzio irreale, rotto dai figli di quella famiglia di sconosciuti e dagli altri bambini presenti al canto di Bella Ciao. Alfredo quel 25 Aprile rimase con loro tutto il giorno e raccontò di lui giovane partigiano, della casa che veniva usata dagli americani come punto di coordinamento con i partigiani della zona, dei tedeschi che sparavano dalla collina di fronte e dei tanti amici e parenti morti da partigiani.
Quella stessa memoria che ha accompagnato la Partigiana Laila tutta la vita. Memoria di resistenza e di un amore. Anita Malavasi Laila, staffetta partigiana, CXLIV Brigata Garibaldi Antonio Gramsci, Appennino reggiano. Laila nel 2011, poco prima di morire, ci raccontava della sua resistenza, della montagna, di come le hanno insegnato le armi: come usarle e accudirle. Il suo nome di battaglia lo prese da un romanzo che raccontava di una ragazza in Sud America che combatteva al posto del suo fidanzato ucciso. Laila ricorda che soltanto tra i partigiani la donna aveva diritti, era un compagno di lotta. La Resistenza le ha fatto capire che nella società le donne potevano occupare un posto diverso. I diritti paritari garantiti dalla Costituzione non sono stati un regalo, ma una conquista e un riconoscimento per ciò che le donne hanno fatto nella guerra di Liberazione. Difendere la Costituzione significa anche difendere la possibilità di garantire un futuro di libertà e democrazia ai figli delle donne. In montagna si dormiva insieme, per terra, nei boschi, uomini e donne, ma se uno mancava di rispetto veniva punito. L’amore non contava niente. Ma Laila in montagna avevo trovato un ragazzo, lo avrebbe sposato se non lo avessero ucciso: Trolli Giambattista, nome di battaglia Fifa, anche se era coraggiosissimo. Fifa è sepolto al cimitero di San Bartolomeo, Laila gli ha portato i fiori fino a che è rimasta in vita, nonostante il loro unico bacio fosse stato d’addio.
Insomma, questione di memoria. E allora oggi ho raccontato a mio nipote Flavio di quando mio nonno, a piazza Bologna, fu messo al muro dai nazisti…
Buona Resistenza a tutte e tutti!
anche mio nonno se n’è andato ma ho vivi nella mente e nel cuore i suoi racconti .
“C’era voglia di pace e di democrazia…” “…solo combattendo si conquista la libertà” diceva sempre.
70 anni dopo credo che questa frase continui ad essere uno stimolo e un dovere comune a molti. io ci credo ancora.
complimenti a te.
Cara Flavia, che dire di più? “voglia di pace, democrazia e libertà…” Buon 25 aprile a te, buona Resistenza!!