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Anticipo di primavera: le donne e l’otto marzo

E’ un’assolata giornata di marzo e d’improvviso mi rendo conto che è un po’ che non scrivo su questo blog. Il tempo è passato veloce e gli impegni mi hanno divorato finanche le prime ore del mattino. Quelle ore ancora buie in cui, dopo il caffè, mi viene voglia di sostituire ai pensieri le parole.

E’ un’assolata giornata di marzo. Stanotte Mahamadou Konaté e Nouhou Doumbouya, originari del Mali, sono morti carbonizzati nell’incendio, l’ennesimo, che si è sviluppato all’interno del ‘gran ghetto’, il villaggio di cartone nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico. Ho visto le foto dei loro corpi carbonizzati e sono scosso. Non posso non pensare all’atrocità di quelle morti. Non potrò non pensarci mentre mangerò una bella caprese o un macedonia, mentre godrò di tutti quei colori e quei sapori della terra. Quella stessa terra uccide di caporalato e di schiavitù. Frutti raccolti con il sudore, la dignità violata e a volte anche la morte di poveri cristi che volevano trovare un mondo migliore.

E’ un’assolata giornata di marzo e tantissime crisi aziendali sono alle porte. Alitalia, Ilva, Piaggio, Carrefour, Unicoop Tirreno e chi più ne ha più ne metta. Ci aspetta una primavera di licenziamenti, di tagli ai salari e ai diritti di migliaia di uomini e donne.

La supercazzola dell’ISTAT sulla disoccupazione non funziona: calano i disoccupati ma aumentano gli inattivi con scappellamento a destra meno gli sgravi fiscali antani, bla, bla, bla… Le chiacchiere stanno a zero: le nuove schiavitù crescono, la precarietà dilaga e il lavoro sta perdendo ogni minima forma di dignità. L’Italia è un paese povero, povero in canna. Un paese in mano a pochi che succhiano la vita dei molti.

Questa assolata giornata di marzo sembra un piccolo anticipo di primavera. Tra qualche giorno le donne scenderanno in piazza in tutto il mondo, speriamo sia solo l’antipasto e che sia una primavera in cui sboccino diritti e voglia di lottare, dignità e giustizia sociale.

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