blue whale gioco suicidio

Blue Whale, il gioco che incita al suicidio, sembra la riproposizione del nuovo modello sociale

La trasmissione “Le Iene” ha mandato in onda il 14 maggio un’inchiesta sui gruppi virtuali che in Russia sarebbero responsabili di decine di suicidi. Ma non è lo stesso gioco che fanno i governi sulla nostra pelle?

Il gioco è semplice e assurdo: ci si iscrive e ci si impegna a seguire le istruzioni per 50 giorni, durante i quali si devono portare a termine una serie di sfide assegnate da un amministratore. Il giocatore vince quando completa anche la 50esima prova: il suicidio. Blue Whale, balena azzurra, è il mondo in cui vengono chiamati i “giocatori”. Insomma, sembra ci si trovi di fronte ad una vera e propria istigazione al suicidio.

“Usa un rasoio per inciderti f57 sulla mano e invia una foto a chi conduce il gioco”, è la prima sfida, seguita da altre come “svegliati alle 4.20 e guarda video psichedelici e spaventosi”, o “tagliati il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non troppo in profondità, solo tre tagli”. La maggior parte delle sfide richiedono una testimonianza fotografica al tutor del gioco. Da “svegliati alle 4:20 e sali su un tetto (più alto è meglio)”, a “tagliati il labbro” fino a “infilati un ago molte volte nella mano”. “Chi conduce il gioco comunicherà la data della morte e tu dovrai accettarla”, prosegue l’inquietante sfida, che si conclude con un definitivo: “Buttati da un edificio molto alto. Togliti la vita”.

Ma tutto questo riporta la mia mente alle sfide che i cittadini, i lavoratori e i pensionati debbono affrontare ogni giorno. Fino ad arrivare, a volte, alla depressione e al suicidio. Privati del reddito, del diritto alla cura e alla casa, dei servizi sociali e del diritto allo studio. Depredati di ogni dignità sul lavoro, ormai ridotto a semi schiavitù legalizzata, e sconnessi ad arte dal tessuto sociale che dovrebbe proteggerli. Soli, sofferenti e impotenti. Qualche selfie qua e là per non pensare alla vita di merda che ci impongono.

Il dolore quotidiano di chi perde il lavoro, di chi non ha casa, di chi vive a stento di pensione è un lento agonizzare. Privati di ogni dignità ci si avvia velocemente ai margini della società e alla depressione. Le notizie dei main stream sono un po’ l’alter ego dei video psichedelici e dei film horror consigliati a quei giovani. A quella generazione che non ha alcuna prospettiva per il futuro. E alla fine, qualcuno da quel palazzo alto tanti piani ci si butta davvero.

Insomma, le analogie tra il Blue Whale e i suicidi per crisi sembrano molte, troppe. E fin quando non si ristabilirà il principio dell’equità e della giustizia sociale, fin quando i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, la balena azzurra globale continuerà a mietere vittime. Le vittime del sistema.

About Francesco Iacovone

About Francesco Iacovone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *