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Botte e insulti ai commessi all’ombra dello shopping nel centro di Roma

“Urla e grida che si sentivano fino al piano inferiore – mi racconta una delle commesse di una boutique delle vie dello shopping di lusso a Roma – umiliazioni emotive e personali. Mi sono state tirate scatole addosso, sono stata rimproverata finanche fuori dall’orario di lavoro”.

All’ombra dello shopping, nel cuore della Capitale, ancora una denuncia collettiva. Una serie di e-mail che mi lasciano sgomento e svelano le condizioni di lavoro da medioevo che si celano dietro i marchi del lusso. Nelle lunghe corrispondenze c’è di tutto: dagli infortuni non soccorsi e non denunciati su “consiglio” dei capi, ad “osservazioni” sul peso o le acconciature delle commesse: “ Sei una cicciona, sembri una poco di buono”, fino al lavoro non timbrato né retribuito .

La responsabile di turno pretendeva che i lavoratori uscissero dalla boutique per comprarle il pranzo o i regali di Natale e per andare in bagno ci voleva un permesso speciale. Perché il bagno della boutique era sprovvisto degli effetti personali delle lavoratrici e, a volte, erano finanche impossibilitate a cambiarsi l’assorbente. Cambia la griffe, ma emerge il “sistema”.

Le parole che ritornano di più sono “umiliazione”, “pianto”, “terrore”, “offesa”, “urla” “parolacce”, e più leggo le e-mail, più mi torna alla mente la brutta storia della boutique Burberry del centro di Roma. Donne e uomini che subirono una varietà di vessazioni che ha dell’incredibile. Dal mancato soccorso per un aborto alle percosse, dalla discriminazione razziale a dubbie foto, inviate a tarda notte sui cellulari personali dei dipendenti. I responsabili di quella inaccettabile condotta hanno cessato il rapporto di lavoro con l’azienda. E’ stata la vittoria dei lavoratori e delle lavoratrici che, con la lotta e il sostegno dell’USB, si sono riappropriati della propria dignità!!

Ora mi appresto ad affrontare un’altra lotta, contro un’altra multinazionale del lusso. Ma mi domando, continuando a leggere queste e-mail che trasudano sofferenza e gridano vendetta, qual è il costo di questo lusso? Borse pagate fino a 47,000 euro, vestiti inavvicinabili per i più, scarpe che rasentano cifre da capogiro, venduti da commessi sorridenti fuori ma mortificati ed umiliati dentro. A volte anche picchiati.

E mentre ragiono sul da farsi vi lascio alla lettura di uno stralcio di e-mail che mi ha sconvolto… giudicate voi e se volete lasciatemi le vostre impressioni:

Un altro episodio non riguarda solo ed esclusivamente me, ma anche una mia collega che ora è la mia attuale compagna da oltre 5 anni. Ho conosciuto la collega in boutique, all’inizio è nata una simpatia che con il tempo si è trasformata in amicizia. Un’amicizia che coltivavamo serenamente. Un mesetto prima della fine del suo contratto di lavoro tra noi è nato l’amore. Un amore travolgente. Per onestà e responsabilità lavorativa andammo in direzione comunicando quanto stesse accadendo tra di noi. La responsabile mi chiuse dentro una stanza e comincio ad insultarmi dicendo che non potevo comportarmi così, che non potevo credere di potermi meritare una ragazza di buona famiglia, di una classe sociale più elevata della mia, che lei meritava molto meglio e che dovevo chiudere subito la relazione perché tanto ci sarei stato male in futuro. Perché lei mi avrebbe lasciato per qualcuno migliore di me. E che lo avrebbe fatto con estrema facilità visto “la mia classe sociale”. E per educazione ho evitato di usare le stesse male parole usate da lei.

About Francesco Iacovone

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