E’ sabato, siamo a Roma e piove a dirotto. Accendo il pc e trovo una e-mail di Giulio, ex cliente Ikea che mi aveva contattato qualche tempo fa, ansioso di portare la propria solidarietà ai lavoratori della multinazionale svedese in lotta.
E’ sabato, siamo a Roma e piove a dirotto. Chissà quanti affolleranno i centri commerciali che circondano il Raccordo Anulare, spinti dalla frenesia del consumo, che apparentemente colma tutte le insoddisfazioni e le sofferenze che questa società, malata e sempre più povera, ci dispensa ogni giorno.
Ma non tutti i consumatori sono superficiali ed insensibili alle problematiche dei lavoratori del commercio, alle prese con salari sempre più bassi e diritti “smontati” dalle multinazionali senza scrupoli. Giulio, di certo, è dalla parte dei lavoratori e lo dimostra con le sue parole, ma soprattutto con i fatti. In punta di piedi vi lascio alla sua sentita lettera aperta:
Come molti di voi, anch’io sono stato un cliente dell’Ikea perché attratto dai prezzi bassi e dalla completezza dell’assortimento. Ma quale prezzo pagano le lavoratrici e i lavoratori che indossano i panni di Ikea per rendere possibile la convenienza a noi clienti?
Quando mi sono giunte le prime notizie delle proteste dei lavoratori della multinazionale svedese, non ho compreso immediatamente la gravità della situazione, ma ho cominciato pian piano ad informarmi, fino al giorno in cui mi sono recato personalmente nella sede di Porte di Roma, alla Bufalotta.
Mi risulta davvero difficile mettere nero su bianco l’amarezza e la delusione profonda verso un’azienda che tratta i propri dipendenti – quelli che le hanno garantito da sempre la notorietà – nel modo seguente: azzerare la contrattazione integrativa tagliando, tra le altre cose, la sacrosanta maggiorazione salariale del lavoro festivo e domenicale.
Che dire, la domenica e i giorni festivi dovrebbero essere dedicati alla famiglia e al riposo. Ikea, in linea con le aziende di tutti i settori, tende invece a ridurre diritti e salari perché è il modo più facile – oltre che profondamente scorretto ed immorale – per arricchirsi a spese dei propri dipendenti, gli stessi che invece hanno fatto e fanno, con il proprio lavoro quotidiano, la fortuna del colosso svedese. Anche rinunciando a quei giorni, durante i quali la stragrande maggioranza di noi riposa e si diverte.
Finanche la recentissima sentenza 16592/2015 della Corte di Cassazione è orientata in tal senso: «il lavoratore può prestare servizio durante le festività infrasettimanali celebrative di ricorrenze religiose o civili solo se c’è accordo con il datore di lavoro e non può essere obbligato». Essa si basa sul principio seguente: «il riposo per le festività, così come il riposo domenicale, non hanno una semplice funzione di ristoro ma un’importante fruizione di tempo libero qualificato»
La mia decisione quindi – persino banale direi – è quella di non comperare mai più i loro prodotti, preferendo d’ora in poi solo quelle attività che hanno un normalissimo rapporto di rispetto per i propri lavoratori.
Questo ovviamente non è solo il mio pensiero e intento, ma anche quello di molti miei amici e familiari.
Roma, 08/10/2015
Giulio
Le poche ma sentite parole di Giulio mi fanno riflettere a lungo.
Chissà se anche a voi è capitato di pensare al commesso che vi supporta negli acquisti o alla cassiera che vi sorride facendovi il conto. Alle loro condizioni di lavoro: costretti a ritagliarsi tempi strettissimi per la cura degli affetti, per la vita sociale e, a volte, anche per una semplice visita medica. Chissà se anche voi avete pensato che tutto ciò non è giusto e risponde solo e soltanto alla brama di arricchimento di pochi.
Chissà se qualcuno di voi si è reso conto che, per la stessa brama, è stato “convinto” che fare acquisti di domenica è “una figata”. Che la famigliola all’Ikea è meglio che in gita al mare o in escursione in montagna. Chissà… Giulio non ci ha creduto e io sono certo che di Giulio ce ne sono tanti.
Grazie a te Giulio. Ai lavoratori dell’Ikea, tutta la mia solidarietà e il mio sostegno!
Bisogna aggiungere, che proprio grazie alla politica di attrazione dei clienti alla domenica, il lavoro è quantomeno il doppio degli altri giorni, e che la maggiorazione, basata sulla mole di lavoro, dovrebbe esserci anche al sabato.
Concordo in pieno, Anna Maria
Forse a qualcuno non è chiaro che il problema è la mancata maggiorazione domenicale che l’azienda vuole negare ai dipendenti
CHE SCHIFO TUTTI QUESTI COMMENTI IN FAVORE DI IKEA. MA LA DIGNITÀ UMANA CHE FINE HA FATTO? FANNO BENE A SFRUTTARVI BRANCO DI PECORE.
Come darti torto, Vincenzo?
Gli ospedali i pompieri polizia carabinieri ecc.. vero, lavorano la domenica…..ma non tutte. a noi
della coop 6 domeniche lavorate consecutive e una di riposo… si…poi dopo la domenica che non lavori ti danno il riposo di lunedi o martedì
Noi su 52 domeniche ne lavoriamo 35, comprese quelle delle ferie.