Caro caro NoVax, adesso ti racconto cos’è la pandemia. Con una storia. La storia di una giovane mamma commessa che il Covid lo ha avuto. Lo ha coccolato per un anno. Lo ha tenuto stretto a sé con quella febbretta che non l’ha abbandonata mai. Fino alla vigilia di Natale. Quando la febbre si è alzata e la dispnea si è fatta sentire. La corsa all’ospedale, il ricovero e oggi la diagnosi:
“Buongiorno Francè, finalmente sono riuscita a parlare con una dottoressa. La tac di ieri ha evidenziato Polmonite interstiziale a FOCOLAI MULTIPLI e A LENTA RISOLUZIONE. Che tradotto mi ha detto almeno UN MESE.
Io sto meglio ma mi ha espressamente detto che quello che ho non è uno scherzo e non mi sognassi neanche di andare a casa. Sospettano che è da un anno, dal Covid, quella febbretta che ho sempre avuto… Ti aggiorno perché ci sei sempre stato. È tosta sta notizia da digerire, ma non si molla un cazzo
“.
Le visite in ospedale non sono permesse ma lei non è sola: il padre di suo figlio si è fatto dire cosa vedeva dalla finestra, ha girato attorno al palazzo fino ad aver trovato il suo amore. Dietro una lastra di vetro. E tutti i giorni è lì a portargli conforto e un amore sconfinato. Da dietro quella lastra di vetro appannata dalle loro chiacchiere, dai loro sorrisi, dal loro calore umano.
Ecco, caro NoVax, questa è una storia delle centinaia di migliaia che hanno e continuano a far soffrire tutta la nazione. Tutto il mondo. Storie di mamme, di nonne, di padri e di figli. Di fratelli e di sorelle. Di amici e di amori. E a me dispiace sapere che ci sono persone come te. Che non hanno un vetro da appannare per amore. Che non hanno l’empatia per sentire la sofferenza altrui. Che non hanno null’altro che una vita vuota che per essere colmata è a caccia di complotti e di ruoli sociali.
Tu pensi di aver svelato chissà quale macchinazione dei poteri forti ma, mentre infanghi la morte di milioni di persone, in realtà stai svelando la tua pochezza e l’aridità del tuo animo.
Caro caro NoVax, prima mi arrabbiavo nel leggerti. Pensavo alla mia mamma che al Covid ha pagato il massimo tributo. Quello della vita. Ma ho smesso di arrabbiarmi perché in realtà la tua vita fa già pena abbastanza e forse avresti solo bisogno d’aiuto. Di qualcuno che ti dia una mano a riprendere il contatto con la realtà.
Ai miei due amici e al loro piccolo bambino il mio più grande augurio di un anno migliore. Vi voglio un mondo di bene