L’USB, a Roma, assieme ai delegati del commercio, ha passato la notte tra lo sciopero del 21 ottobre e la manifestazione del 22 ottobre portando solidarietà ai lavoratori sfruttati che popolano le notti della GDO. Un lungo tour nei supermercati Carrefour aperti H24…
Gli echi della protesta sono arrivati sino in Grecia, ecco la e-mail che è arrivata da Atene:
Buongiorno,
leggo la vostra lettera ai dipendenti Carrefour da Atene, dove mi trovo – finalmente, dopo lungo tempo – per fare visita alla mia dolce compagna.
Sarebbe bello poter dire che altrove in Europa le cose vanno meglio e i lavoratori godono di migliori condizioni e maggiori diritti, purtroppo non è così.
Quanto vivono quotidianamente gli impiegati del commercio in Italia rappresenta la quotidianità anche qui in Grecia, con l’aggravante che le condizioni imposte dall’Europa delle Banche e dei Capitali qui si ripercuotono con maggior effetto.
In un contesto in cui la disoccupazione è la norma e i licenziamenti possono essere fatti con la massima semplicità, lo sfruttamento dei lavoratori ne è la diretta conseguenza ed è all’ordine del giorno.
Cito il caso della mia compagna, che è comune alla quasi totalità di quanti qui hanno la fortuna di avere ancora un posto di lavoro: lavora, in Atene, nel settore commercio, è occupata presso la caffetteria – negozio di una stazione di servizio. È stata assunta con un contratto per 30 ore settimanali ma l’orario effettivo è di 48 ore su sei giorni, compresi festivi, e si articola su più turni in quanto l’attività è aperta h24 / 7gg. su 7. Lo straordinario (ovviamente obbligatorio) non è inusuale ed è effettuato a titolo gratuito. Le ferie sono una chimera. I cambiamenti di turno all’ultimo momento vanno accettati senza discussione. Gli ammanchi di cassa vengono addebitati ai dipendenti. In tutto ciò, lo stipendio netto è di 600 euro al mese.
La mia compagna, che prova a discutere con i colleghi della propria situazione e cerca di portare avanti qualche – piccola – rivendicazione viene chiamata, con disprezzo e derisione, συνδικαλιστά (sindacalista), quasi fosse un’offesa. E dietro a questa parola si legge l’avvertimento, la minaccia: ehi tu, stai bene attenta a non esagerare, sai bene che possiamo lasciarti a casa quando ci pare.
Che dire, “una faccia, una razza”.
E, pur non avendone conoscenza diretta, immagino che anche altrove in Europa viga il medesimo clima.
A quando comuni rivendicazioni per tutti i lavoratori europei per un’Europa dei popoli”?
A quando uno sciopero generale europeo per pretendere per tutti migliori condizioni e maggiori diritti?
Dobbiamo mettere in ginocchio questa Europa delle Banche e dei Capitali e conquistare un’Europa dei lavoratori!