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Commessi Burberry in rivolta: sciopero nel centro di Roma

Siamo a Roma, è sabato e sono le dieci del mattino. Dopo una ricca colazione fatta tutti assieme in un noto bar del centro, mi sposto con i commesi davanti negozio Burberry di via dei Condotti. Oggi è sciopero!!

Una bellissima manifestazione nella via simbolo dello shopping di lusso della Capitale, davanti al punto vendita della casa di moda britannica che realizza vestiti, accessori e cosmetici. I lavoratori protestano contro un’azienda che non ha vigilato sui vertici dello store romano, permettendo che questi potessero videosorvegliare, perquisire e maltrattare i dipendenti per lunghi anni.

Ho assistito attonito alle testimonianze di questi ragazzi, una varietà di vessazioni che ha dell’incredibile. Durante lo sciopero, a portare solidarietà ai circa trenta dipendenti dello store di via Condotti sono giunte anche delegazioni di lavoratori Burberry di Fiumicino, Roma Rinascente e della centrale piazza di San Lorenzo in Lucina.

I numerosi romani e gli altrettanto numerosi turisti, intenti nello shopping, si sono fermati incuriositi, hanno fotografato il presidio e si sono mostrati solidali. Con sorpresa hanno scoperto cosa si nasconde nelle vie commerciali e nei centri commerciali delle nostre città: rapporti di lavoro violenti e condizioni di lavoro insopportabili

Qui di seguito la lettera aperta diffusa dalle lavoratrici e lavoratori di Burberry.

LETTERA APERTA
Caro Cliente Burberry,
lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso dei commessi di un guardaroba di lusso? Un rapporto di lavoro violento, mascherato da tanta ipocrisia e dall’immagine di un’azienda che ci ha abbandonato a noi stessi. Abbiamo un’alternativa secondo te?
Nei tuoi giorni di shopping ci guardi, ma difficilmente riesci a vederci. Non ti accorgi delle perquisizioni che abbiamo subito, delle telecamere che circondano te e me e che ci seguono ad ogni passo.
Lo sai che denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente? Ci è capitato di essere costretti ad “emigrare” in un altro store per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione.
Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contenti.
Prendi il caso dei turni: diventano uno strumento di premio o di ricatto. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all’ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli.
Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di cittadini che passeggiano in via dei Condotti tutti i giorni. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne.
Ma noi vogliamo solo uscire dall’invisibilità e ricordare a te e a tutti che ci siamo anche noi, donne e uomini sorridenti, ma anche terribilmente incazzati.
Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzati. Questa boutique è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione.
Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone e ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare. Magari ci dai una mano a migliorare questa condizione.
I lavoratori Burberry di via dei Condotti

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