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Congedo parentale: i genitori avranno davvero più tempo per i figli?

Il DLgs sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è entrato in vigore il 15 giugno e prevede nuove modalità e tempi per il congedo parentale. Ma le cose andranno davvero come previsto dal legislatore?

Sale a 6 anni di età del bambino il tetto per il congedo retribuito al 30% (finora era a 3) e a 12 quello per quello non retribuito (finora era a 8). Di seguito riporto i cambiamenti più rilevanti contenuti nel DECRETO LEGISLATIVO 15 giugno 2015, n. 80. A colpo d’occhio sembrano tutte buone notizie, ma…

I tetti per il congedo retribuito e non retribuito salgono a 6 e 12 anni: Il decreto, prevede l’allungamento dei tempi di utilizzo del congedo parentale (mantenendo comunque il pacchetto a 6 mesi per la mamma, 11 mesi per la coppia) portando il tetto a 6 anni di età del bambino per il congedo retribuito al 30% (finora era a 3) e a 12 quello per quello non retribuito (finora era a 8).

Si può trasformare il congedo parentale in part-time al 50%: è la possibilità di “trasformare” il congedo parentale in part-time al 50% mentre si riduce da 15 a cinque giorni il tempo minimo per il preavviso al datore di lavoro rispetto al momento nel quale si intende iniziare il congedo.

Incentivi al telelavoro: nel decreto è prevista anche la possibilità di estendere il periodo di congedo di maternità obbligatoria oltre i cinque mesi se il parto è molto prematuro e incentivi al telelavoro. E’ prevista anche la possibilità di escludere i lavoratori che lo fanno dal computo di limiti numerici previsti per l’applicazione di previsioni normative legate alla base occupazionale.

Significativi miglioramenti senza ombra di dubbio, ma quanti riusciranno a metterli in pratica? Quanto peserà il perenne ricatto occupazionale sempre più pressante? Come eserciteranno questi diritti i lavoratori precari, i tanti lavoratori al nero, le partite iva e finanche i nuovi lavoratori a tempo indeterminato, vittime del Jobs Act?

D’altronde non è la prima normativa disattesa nella pratica e non sarà neanche l’ultima; molto utile alla politica dell’annuncio ma poco praticata a causa della condizione di debolezza di milioni di lavoratrici e lavoratori, sempre più ricattabili e meno organizzati.

Nella mia esperienza quotidiana, mi misuro con donne che non hanno alcuna tutela dalle miriadi di commissioni istituite per le pari opportunità di genere, con lavoratori che non hanno riconosciuto il giusto inquadramento contrattuale. Spesso vengono negati diritti fondamentali come l’allattamento, i permessi studio, il congedo per ricovero ospedaliero, finanche il congedo per lutto.

Per non parlare delle violazioni delle più elementari norme sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro: l’Aeroporto di Fiumicino non è che l’ultimo caso eclatante, ma migliaia di episodi meno noti, ma non per questo meno degni di attenzione, pongono a rischio le nostre vite tutti i giorni.

Insomma, le leggi, i decreti e le norme contrattuali ci sono, ma spesso non vengono applicati. Costerebbe troppo e sarebbe un orpello al raggiungimento dei “loro” profitti. Vorrei tanto credere che le lavoratrici e i lavoratori di questo paese avessero davvero più tempo per i propri figli, a partire dal popolo dei senza domeniche, ma ho molti dubbi in proposito.

E voi? Quante esperienze negative vi hanno accompagnato nella vostra vita lavorativa? Quanti diritti negati? Quante leggi mai applicate? Quante norme contrattuali calpestate? Sono certo che potreste inondare questo spazio di risposte in tal senso…

About Francesco Iacovone

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9 Comm.

  1. Salve Francesco, lavoro per un discount come commesso specializzato, qui siamo agli sgoccioli e veramente la sfiducia è tanta. La cosa assurda è che spesso l’azienda ( o le aziende ) riesce a mettere in competizione i lavoratori, creando un clima di terrore e servilismo, ore di lavoro non segnate e nessun rispetto per le mansioni assegnate. Molti non sanno nemmeno cosa sia il congedo parentale. C’è bisogno di una associazione che riunisca i commessi della grande distribuzione, con o senza sindacati!

    • Ciao Andrea, hai centrato il problema… I datori di lavoro giocano sulla nostra disgregazione, la alimentano. Giocano sull’ignoranza delle norme per poter trarre il massimo profitto dal nostro lavoro. La soluzione l’hai tracciata al termine del tuo commento, soltanto l’organizzazione e la lotta può aiutarci a riconquistare quanto perduto.

    • Sono assolutamente d’accordo

  2. Buongiorno Francesco. Tocchi un tasto dolente per molti di noi, cioè coloro che hanno perduto il diritto ad una rappresentanza sindacale fuori da quella che io definisco “triade”. Nello specifico e nella mia realtà lavorativa (siamo dipendenti della stessa azienda) non è più possibile indire elezioni da parte di sindacati non firmatari. Credimi, ci abbiamo provato in tutti i modi, eravamo pronti a nuove elezioni, avevamo un bacino di preferenze decisamente vincente. Ebbene, hanno tanto tergiversato, rimandato, ciurlato nel manico che alla fine, e per decreto, noi dei sindacati di base siamo stati esclusi spudoratamente, mentre si prolungavano i mandati ai soliti 4 delegati della triade, definiti dimissionari… ormai da 4 anni! Ci sono regioni e città in cui “non passa lo straniero!” e, addirittura, siamo diventati uno dei sindacati pirata (stento io stessa a credere a tali definizioni!) con buona pace della Costituzione presa abilmente a calci sotto i nostri occhi. Gli iscritti si sono arresi, molti hanno stracciato la nostra tessera e qualcuno se l’è presa persino con noi militanti, definendoci incapaci pubblicamente, per poi venire da noi in privato a chiedere informazioni, procedure, chiarimenti perchè “siamo i più affidabili”. C’è tanta disillusione qui Francesco e tanta apatia e disinformazione e strumentalizzazione… e in me c’è tanta amarezza. Siamo emeriti “nessuno”, perchè ci hanno tolto il diritto di rappresentare i lavoratori con l’onestà indipendente che ci contraddistingue, nella quale credo ancora, ma che ha ormai l’aspetto di una utopia irraggiungibile.
    Con una punta di malinconia, ti saluto. Ciao Francesco.

  3. Buonasera Francesco,
    Io lavoro a Milano, nel quadrilatero della moda.
    Io sono mamma di Alice,21 mesi, e lavoro per una famosa casa di moda che si da un sacco di arie per essere un’azienda etica e sostenibile, ma alla fine noi mamme siamo messe alle strette e dobbiamo lavorare le domeniche e i festivi. Io ho fatto solo la maternità obbligatoria e ogni volta che chiedo di fare maternità dicono che non si può… che c’è bisogno… come mi comporto ? Sono stata assunta il 1 aprile del 2014 con contratto indeterminato. Posso rifiutare di lavorare le domeniche? E con quanto preavviso?

  4. L’azienda per cui lavoro non ha nemmeno una rappresentanza sincale per i lavoratori… e io non so a chi rivolgermi. Abito a Lomazzo, provincia di Como e come detto lavoro a Milano. Può indicarmi una sede sincale a cui rivolgermi? Potrei diventare io rappresentante sindacale perché siamo in molte a lamentarci di come ci tratta l’azienda (ricchissima che taglia su tutto!)

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