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Covid-19 e commercio: lo sfogo della commessa nel giorno di festa

Ricevo e volentieri pubblico lo sfogo di Giada, commessa, nel giorno di festa. Il giorno che da sempre coincide con il via allo shopping natalizio ma che mai come quest’anno è inopportuno. Lascio la parola a Giada:

“Ciao Francesco,

ti scrivo perché sono incazzata, la gente si lamenta per il solo fatto non poter festeggiare il Natale tutti insieme quando c’è chi non lo potrà festeggiare mai più. Da poche ore è morto un mio familiare che da meno di una settimana era stato ricoverato per Covid, una persona giovane, con un figlio di 15 anni che non passerà più nessun Natale con la sua famiglia.

Si continuano a leggere pensieri di persone no-mask, negazionisti e fatalisti. Persone che traducono dati secondo le loro aspettative, che interpretano diminuzioni di contagi come fine della pandemia non capendo che anche un solo contagio in più può rappresentare una vita in meno, una vita di una persona che fino a poco prima aveva davanti una vita sana.

Leggo comparazioni con le morti per altre patologie, anch’esse gravi, ma che rispetto al covid hanno una differenza sostanziale che nessuno pare considerare. La prima è che non sono malattie infettive e la seconda è che chi muore di covid sale sull’ambulanza con le sue gambe, saluta la famiglia e poi muore solo. Senza il calore di nessuno. E i suoi cari se positivi saranno anch’essi soli nel loro dolore senza poter essere abbracciati da nessuno.

Non esiste, Francesco, una morte bella o giusta, lo so. Ma questa è la peggiore di tutte. Questo Natale avrà un sapore diverso per moltissime persone, non ci sarà la gioia di regali o festeggiamenti ma solo il dolore per quel posto vuoto a tavola.

Io ho sempre cercato di comprendere il pensiero di tutti pur non condividendolo, ma credo ci sia un punto in cui ognuno DEBBA AVERE IL DOVERE MORALE di guardare in faccia la realtà. L’uomo è per natura egoista ma di fronte a tanto dolore come si fa ancora a gridare alla dittatura sanitaria o ad accalcarsi in un supermercato o in fila per l’apertura di un negozio, quando magari la persona accanto a te può essere contagiata.

Vorrei poter scrivere anche io una lettera a Babbo Natale per chiedergli di dare a queste persone un po’ di senso civico, un po’ di raziocinio e una maggior consapevolezza di ciò che li circonda.

Con affetto, Giada”

About Francesco Iacovone

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