Emozioni contrastanti, come spesso accade nel gioco della vita. Stamane ero pronto a raccontare un’esperienza esaltante, il presidio delle maestre precarie. Un’esperienza che mi ha arricchito e mi ha regalato nuovi legami, nuove emozioni, molte conferme… Ma una telefonata ha cambiato i miei piani: “Pronto, Francesco? … sono Roberta, la compagna di Ferruccio…”
Ma torniamo alle precarie della scuola e dei nidi in lotta al Campidoglio. A quel magnifico presidio che ha prodotto una prima vittoria per le 5.000 donne che hanno rischiato di veder franare finanche il loro futuro precario.
Quelle maestre sono passate alle cronache come “le precarie”, ma dietro quell’aggettivo si nascondono tante donne con i loro nomi, con le loro sofferenze, le loro preoccupazioni, la loro dignità, le loro speranze. Io ho avuto la fortuna di conoscerle, di apprezzare la loro tenacia, la loro capacità di resistenza e la loro determinazione.
Insomma, per me sono ormai dei nomi e dei cognomi, sono i loro sguardi sui figli che si avvicendavano al presidio, sono le lacrime che hanno versato, le risate a crepapelle, i cornetti al mattino, le membra sui sampietrini. Sono le notti stellate sotto il cielo di Roma. Sono Alessandra, Gabriella, Irene, Cinzia, Daniela, Serena, Marta, Monica, Vittoria, Valentina, e potrei continuare ancora…
Donne forti e determinate che hanno strappato un primo risultato e si stanno preparando a combattere ancora: per la dignità, per il lavoro, per il futuro… Poi quella telefonata e la mia disperazione, la disperazione di tante e tanti che hanno avuto la fortuna di incontrare sulla propria strada Ferruccio.
Si, Ferruccio non c’è più. Proprio lui che quella vertenza l’ha sempre sostenuta senza protagonismo, da buon piemontese riservato, ma con il cuore partenopeo delle sue origini.
Ferruccio è entrato in punta di piedi nella nostra federazione di Roma, spinto dalla voglia di cambiare il mondo e dall’amore per la sua compagna, dei suoi ragazzi. Un guardiaparco piemontese dal cognome nobile come il suo animo: Cotti Cometti. Un compagno che milita da anni nell’Unione Sindacale di Base e che ha conquistato tutti noi per la sua pacata determinazione, per la sua umanità, la sua simpatia e il suo saper stare al mondo.
Ferruccio per me è un amico, un amico con il quale ho condiviso la mia storia. Un amico che mi ha regalato la sua: tra un piatto di pasta, un bicchiere di vino e la sua amata acqua ed idrolitina. Mentre scrivo mi tornano alla mente ricordi, frasi, risate e quel suo viso pacificante, accogliente, sempre sorridente. Mi sembra di ascoltare le sue proverbiali metafore e le sue fulminanti battute. Mentre scrivo, penso che avrei voluto raccontare mille cose a Ferruccio, al suo ritorno dall’amato Piemonte. E provo dolore e tanta, tanta rabbia…
Mi piace pensare che quella prima vittoria, le maestre precarie la possano regalare a Ferruccio, che tanto le ha sostenute. Mi piace pensare che la determinazione che metteranno nel proseguo della vertenza sia anche in memoria di un compagno generoso e saggio che aveva un sogno… Che quel sogno continui a vivere attraverso tutte voi.
Alla tua compagna Roberta e ai tuoi ragazzi un abbraccio grande. A te, Ferruccio, grazie di cuore. Grazie per tutto quello che mi hai lasciato…