A scrivermi è una giovane mamma, una commessa che si trova a fare i conti con le difficoltà che si incontrano nel nostro paese, se si cede alla gioia di avere un figlio. In Italia circa l’80% dei lavoratori del commercio sono donne, potenzialmente tutte future mamme. Il decreto Monti ha liberalizzato aperture e orari di tutti gli esercizi commerciali, così abbiamo centri commerciali e negozi aperti 365 giorni l’anno dalle 9 alle 22/23, supermercati aperti 24h su 24 per 365 giorni, e questo purtroppo è solo l’inizio.
Anche la richiesta di anonimato è sintomatica. Nei luoghi del commercio quando un lavoratore “parla” viene licenziato. Denunciare, protestare o anche solo discutere le decisioni che ti riguardano non è affatto facile e l’omertà regna sovrana. Questo è il clima che si vive nei luoghi del commercio e tante storie che sentiamo ogni giorno nelle nostre stanze sindacali e tantissime altre che purtroppo non ascolta nessuno, sono lì a testimoniarlo…
Salve Signor Francesco,
Prima di tutto volevo farle i complimenti per il suo blog e poi raccontarle la mia storia.
Sono una commessa in un centro commerciale da 8 anni con contratto part-time a tempo indeterminato. Adoro il lavoro che svolgo, ma è inutile dire che le domeniche e le feste sono un optional… Una grazia!!
Nel mio contratto di lavoro sono menzionati due tipi di orari settimanali: orario A in cui lavoro la domenica e orario B in cui avrei proprio come giorno di riposo la domenica. Ovviamente io svolgo solo l’orario A.
Sono rientrata dalla maternità obbligatoria da poche settimane e purtroppo faccio solo chiusure, come prevede (per imposizione) il mio contratto. Si, è vero, ho anche l’allattamento e non posso certamente lamentarmi; eppure avverto un senso di inadeguatezza; è come se fossi diventata un peso, la mia disponibilità con un bimbo piccolino è diminuita, ma negli scorsi anni se serviva un’ora due o tre non mi sono mai tirata indietro, anzi.
Cerco sempre di non chiedere nulla, pensi che alle comunioni, i battesimi o altre feste di famiglia non mi sono mai permessa di chiedere un riposo, ma lasciavo le cerimonie a metà per andare a lavoro perché credevo fosse giusto così. Ora invece le mie esigenze sono cambiate e ciò crea scompiglio. Negli anni, con il mio staff si è instaurato un rapporto al di fuori dell’ambito lavorativo e so perfettamente quanto questo sia meraviglioso, ma tuttavia ora mi trovo ad un bivio.
Mi spiego meglio, vorrei prendere un mese di aspettativa per maternità retribuita al 30% nel periodo estivo per godermi la mia famiglia per la prima volta, ma se lo faccio metterei il mio staff in difficoltà per le ferie poiché l’azienda non manderebbe una sostituzione. Mi hanno detto che siccome arrecherei un disagio mi verrebbe proposto un trasferimento in un altro negozio molto distante per me. Di conseguenza sarei costretta a rifiutare. Secondo lei è giusto che io debba sentirmi in qualche modo minacciata se volessi usufruire di un mio diritto?
Nel caso in cui volesse pubblicare la mia storia Le chiedo gentilmente di rimanere anonima. Grazie per il lavoro che svolge e per il sostegno che dona.
Una commessa
Cara anonima commessa, rispondo alla tua domanda: no, non è giusto! E chi ti sottopone a questo vero e proprio ricatto dovrebbe vergognarsi. Un grande in bocca al lupo ed un consiglio: organizzati, lotta e migliora i tuo futuro.