E’ domenica, siamo a Roma e manca poco al Natale. Il mio maledetto orologio biologico è inflessibile e anche oggi mi sveglia di buon’ora.
Ancora assonnato alzo le persiane e fuori c’è il sole, quel sole di dicembre che rende Roma ancora più bella. Una giornata di dicembre a Roma, una giornata di sole, e mentre sorseggio il caffè penso a tutto quello che potrebbe offrire la mia città: la scelta è ampia e decidere cosa fare non sarà cosa semplice.
Potrei andare a passeggio al Parco degli Acquedotti o a Villa Pamphili con la mia cagnolona Margot, o fare una passeggiata verso il mare, 20 minuti di macchina e ascolterei dalla spiaggia il mormorio delle onde. Mi accendo una sigaretta, quella dopo il caffè del mattino, la più “buona” della giornata. Forse la nicotina, miscelata all’atavica indecisione che mi accompagna da sempre, stravolge i miei piani con buona pace di Margot: potrei togliere la polvere dalla bici ed andare sull’Appia Antica fin dentro le Catacombe e poi su fino ai Castelli Romani. L’andata è in salita e la fatica ed il sudore ti annebbiano la vista, ma poi scendere è un bel vedere e la mia salute me ne sarebbe assai grata.
Mi infilo nella doccia e penso che anche una bella passeggiata in centro non sarebbe poi male, Roma sotto il sole risplende di tutta la sua bellezza, Margot verrebbe con me e non metterebbe il suo broncio. Certo dovrei avvisare la mia amica Alessandra: il tour dei musei lo faremo un’altra volta, magari quando piove. Arriva il momento di vestirmi e tanta è l’indecisione che non so cosa indossare: la tuta? Un paio di jeans? L’abbigliamento da mountain bike? La scelta è difficile ma una certezza è ben salda: non mi rintanerò dentro un centro commerciale.
E’ domenica, siamo a Roma e manca poco al Natale. Oggi la maggior parte dei romani non ha avuto dubbi e, nonostante la giornata di sole, andrà al centro commerciale. Il Grande Raccordo Anulare impazzito, i lunghi serpentoni di auto “segnalano” l’approssimarsi dei vari “templi dello shopping” che circondano la capitale, due ore per trovare un parcheggio (rigorosamente a pagamento), ed il sole di colpo lascia il suo posto alle fredde luci del centro commerciale.
E’ domenica, siamo a Roma, ma potremmo essere a Milano, a Parigi o a New York. Un centro commerciale è sempre uguale: stessi arredi, stesse griffe, senza memoria né storia. Un “non luogo” privo di qualsiasi scambio umano che non sia mediato dal denaro. Una lunga giornata su e giù per vetrine, per la folle corsa al regalo di Natale. Una pausa per il pranzo, rigorosamente all’interno dell’ecomostro di cemento, e poi via tra la folla impazzita, fino a sera.
Ma a Roma, come in ogni altra parte del paese, c’è qualcuno che non ha possibilità di scelta. Che non può sperare nel bel tempo per passare una domenica all’aria aperta, ma è condannato a spenderla all’interno di un maledetto centro commerciale. Ne ho sentite tante di storie raccontate dai lavoratori di questi “spendodromi” (alcune le ho anche riportate su questo blog e su questa pagina facebook). Storie di sfruttamento, di solitudine, di diritti negati e di un lavoro che alcuni definiscono finanche “violento”.
gia’………!!!
Complimenti la penso anch’io come te
Peccato che dovrebbe essere così anche per tutte quelle categorie di persone che, invece, lavorano nel settore turismo (spesso e volentieri non per scelta). Perchè un lavoratore del museo, la domenica, dovrebbe stare ad accogliervi? Potrebbe essere benissimo con voi, sulla spiaggia a camminare e rilassarsi. La Domenica deve essere per tutti, ma proprio TUTTI.
Concordo in pieno Ale