scuola precaria

Erica: cooperative, diritti e coriandoli.

Mi fa incazzare il modo in cui i media stanno scoperchiando la melma che si nasconde sotto l’universo cooperativo. Mentre i fatti di cronaca giudiziaria si susseguono da un po’, i mainstream solleticano i pruriti degli spettatori e dei lettori sempre e solo da una prospettiva.

Uno scandalo segue l’altro. Fin da quello della cooperativa Lampedusa Accoglienza e della doccia anti-scabbia nel CIE isolano, vergogna tutta italiana portata alla luce dalle agghiaccianti immagini diffuse dal Tg2, girate con uno smartphone da uno degli immigrati, dove si vedono le persone “accolte” nella struttura nude e all’aperto, durante un trattamento anti-scabbia.

Insomma, Expo, TAV, sistema Sesto, Mafia Capitale, fino ad arrivare all’ultimo scandalo giudiziario in ordine di tempo: l’inchiesta sul gas a Ischia. Ogni volta Legacoop ci dice che è un caso isolato, e ogni volta la stampa gioca con le commistioni politiche, ci racconta di Romanzo Criminale in salsa capitale o ci inebria con il vino rosso di D’alema.

Ma dei lavoratori di queste cooperative, che guadagnano quattro soldi e ad ogni scandalo rischiano di perdere anche quelli, chi ne parla?

Le cooperative non producono soltanto scandali giudiziari, producono anche tanta precarietà a basso costo. E allora perché la stampa evita di affrontare questo tema? Non è forse anche questo uno scandalo? Oggi ho parlato con Erica, da circa dieci anni precaria nel mondo delle biblioteche fiorentine, proprio “a casa” del Presidente del Consiglio Renzi. Ed Erica mi ha raccontato lo scandalo più grande e più taciuto.

L’esperienza precaria di Erica potrebbe essere ‘da manuale’: 36 anni, laurea nel 2004 in Lettere Moderne presso la Federico II di Napoli, si è trasferita a Firenze nel 2005 in cerca di un lavoro. Erica, dopo 3 anni di “lavoretti”, il lavoro lo ha trovato, si è sposata e ha due figli di cinque e tre anni. Erica lavora da sette anni alla biblioteca delle oblate, una biblioteca comunale di Firenze, per una cooperativa che ha in appalto il servizio. Erica ha un contratto del commercio a tempo indeterminato, quarto livello, part time a 25 ore. Ma l’indeterminato vale poco perché è legato all’appalto. Insomma, se la sua cooperativa perde la gara Erica è a spasso.

Ma lascio la parola a lei, al suo modo ironico e nello stesso tempo amaro di “fare outing lavorativo”; al suo dialogo con un collega immaginario. E voi, cari giornalisti, ascoltatela attentamente invece di correre dietro alle stronzate:

Francesco, fare outing lavorativo è uno sballo!!
Ciao, sono Erica e sono della cooperativa. Mi vedi qui a fianco a te. Magari faccio anche un lavoro simile al tuo. Ma non siamo uguali, perché io ci sono ma non ci sono, come un ologramma. Potrei sparire al prossimo cambio appalto, o alla prossima riduzione ore, o alla prossima contrazione del servizio. Potrei, da una settimana all’altra, fare meno ore sul servizio che copro adesso, perché c’è bisogno di me in un’altra biblioteca, e dunque potrei dovermi dividere su più servizi. Io non lo faccio ancora, ma tanti miei colleghi hanno mezz’ora per passare da una biblioteca all’altra. Con la pausa pranzo, eh. Oppure potrei dover venire a lavorare la mattina, poi avere un buco di quattro ore e rientrare a lavorare il pomeriggio. Si, a pensarci bene, non siamo uguali, e neanche lo sembriamo, uguali. Ma a noi ci dicono che siamo fortunati, che c’è chi sta peggio, che fuori c’è la fila. Che non abbiamo fatto un concorso, e che non è che chissà quanto poi apportiamo in termini di qualità al servizio che copriamo. E ci dicono anche che ci sono precari molto più precari di noi. A noi dicono così. Ma a me, non so perché, sembra che abbiano trovato un modo geniale per prendere i diritti e farne coriandoli. Ma forse sono io che sono esagerata. O almeno così mi dicono tutti.

Poche e semplici parole che ci raccontano in maniera prepotente la sofferenza nascosta dietro una vita precaria, poche e semplici parole che ci raccontano uno dei più grandi scandali generati dal sistema cooperativo, almeno a mio avviso.

Un in bocca al lupo ad Erica, con i licenziati della Coop 29 Giugno nel cuore!!

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