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Esselunga: sul lavoro domenicale firmato un pessimo accordo

Ci risiamo, alla Esselunga un altro pessimo accordo sul lavoro domenicale viene fatto passare come “miracoloso”. E chi paga sono quelle lavoratrici e quei lavoratori che la domenica la passano al lavoro e quasi mai con i propri cari. Una giornata di festa che diventa una corsa a ostacoli Insomma, una altro di quegli accordi che rendono sempre più esigibile il lavoro domenicale e tolgono ogni paletto in nome del profitto.

A sentire i proclami dei sindacati sembrerebbe un accordo che riduce il lavoro domenicale, ma andando a vedere tra le pieghe della legge e dei contratti, è soltanto una grande bufala. E vediamo il perché.

Quei sindacati sempre pronti allo slogan facile, al jingle contro il lavoro domenicale e festivo, alle dichiarazioni d’intento sul diritto alienabile della malattia, ma soprattutto sempre pronti a firmare contratti che rendono obbligatorio lo stesso lavoro domenicale e, di fatto, concorrono al pesante attacco alla tutela della malattia. Basta leggere il CCNL del commercio per averne una prova:

CCNL del Commercio – Art. 141 – Lavoro Domenicale
[…] Ferma restando l’applicazione delle maggiorazioni e dei trattamenti economici, anche su quanto previsto dal presente comma, previsti dalla contrattazione integrativa territoriale o aziendale sul lavoro domenicale, le aziende – al fine di garantire lo svolgimento del servizio in relazione alle modalità organizzative – hanno facoltà di organizzare per ciascun lavoratore a tempo pieno che abbia il riposo settimanale normalmente coincidente con la domenica, lo svolgimento dell’attività lavorativa nella misura complessiva pari alla somma delle domeniche di apertura originariamente previste dal d.lgs. 31 marzo 1998, n. 114 e del 30% delle ulteriori aperture domenicali previste a livello territoriale. […]

Al netto delle virgole, le domeniche obbligatori per i lavoratori del commercio sono 25 in un anno. Ma spesso le aziende fanno firmare contratti individuali che impegnano tutte le domeniche del calendario. Allora i tre moschettieri corrono in soccorso dei lavoratori Esselunga e firmano un accordo che a prima vista sembrerebbe migliorare la situazione: Ai full time ne verranno garantite cinque libere l’anno, mentre per i part time verticali saranno tre.

Ma vediamo se questo corrisponde al vero o ha messo una pietra tombale sulla possibilità di migliorare sensibilmente il contratto individuale: andiamoci a leggere il codice civile:

art. 2077 del codice civile:
“Efficacia del contratto collettivo sul contratto individuale. Le clausole difformi dei contratti individuali, preesistenti o successivi al contratto collettivo, sono sostituite di diritto da quelle del contratto collettivo, salvo che contengano speciali condizioni più favorevoli ai prestatori di lavoro”.

Insomma, un sindacato con la S maiuscola avrebbe informato i lavoratori che avevano firmato il contratto individuale capestro (con tutte le domeniche obbligatorie), che era possibile rivendicare l’applicazione del contratto collettivo. Lo stesso sindacato avrebbe poi avrebbe supportato i lavoratori in questa vertenza. Invece l’accordo a perdere firmato alla Esselunga, ormai, è collettivo e non vale più il principio sancito dall’art. 2077 del codice civile, con il risultato che i lavoratori invece di godere 27 domeniche all’anno ne riposano soltanto 5. Alla faccia del bell’accordo.

Ricordate, sapere è potere. Informatevi, leggete il contratto e soprattutto affidatevi ad un sindacato che vi rende partecipi e non vi prende in giro.

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