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Gucci: il lusso di essere donne

Donne, spesso mamme, che lavorano nel lusso e hanno gli stessi problemi di tutte le altre donne che lavorano nel commercio. Gucci ne è solo un esempio, un esempio che conosco da vicino.

Donne che lavorano part time e non per scelta, ma come unica possibilità di accedere nel mondo del lavoro. Alle prese con il mutuo e le bollette da pagare, con la difficoltà di trovare una seconda occupazione.

Donne che tornano dalla maternità e non trovano più le stesse condizioni di partenza, subiscono dequalificazioni professionali e vengono invitate a rinunciare al ruolo. Insomma, donne che vivono la gioia di un figlio come una colpa, una pecca professionale.

Donne che lavorano anche la domenica, anche quando hanno dei figli sotto i 3 anni. Donne che potrebbero stare a casa per contratto e invece lasciano i figli con il marito o con i nonni. Donne che rinunciano alla colazione tutti assieme o alla gita fuori porta.

Si, perché il CCNL del commercio contempla la possibilità di rimanere a casa la domenica, ma in pochissime esercitano questo diritto, molte neanche lo conoscono. E allora ricordiamolo:

Art. 141 – Lavoro Domenicale
[…] Ferma restando l’applicazione delle maggiorazioni e dei trattamenti economici, anche su quanto previsto dal presente comma, previsti dalla contrattazione integrativa territoriale o aziendale sul lavoro domenicale, le aziende – al fine di garantire lo svolgimento del servizio in relazione alle modalità organizzative – hanno facoltà di organizzare per ciascun lavoratore a tempo pieno che abbia il riposo settimanale normalmente coincidente con la domenica, lo svolgimento dell’attività lavorativa nella misura complessiva pari alla somma delle domeniche di apertura originariamente previste dal d.lgs. 31 marzo 1998, n. 114 e del 30% delle ulteriori aperture domenicali previste a livello territoriale. Non saranno tenuti ad assicurare le prestazioni di cui al presente comma i lavoratori rientranti nei casi sotto elencati:
-le madri, o i padri affidatari, di bambini di età fino a 3 anni;
-i lavoratori che assistono portatori di handicap conviventi o persone non autosufficienti titolari di assegno di accompagnamento conviventi. […]

Insomma, lusso o non lusso, le donne del commercio sono lo specchio di un’Italia a corto di servizi per l’infanzia, che trasuda una violenza sottile rivolta alle lavoratrici madri, costrette a rinunciare alla propria autonomia economica e sociale solo perché hanno ceduto alla gioia di avere un figlio.

In Italia circa l’80% dei lavoratori del commercio sono donne, potenzialmente tutte future mamme. Il decreto Monti ha liberalizzato aperture e orari di tutti gli esercizi commerciali, così abbiamo centri commerciali e negozi aperti 365 giorni l’anno dalle 9 alle 22/23, supermercati aperti 24h su 24 per 365 giorni, e questo purtroppo è solo l’inizio.

In conclusione, ci accorgiamo che parlare di pari opportunità e avere un Ministro che dovrebbe tutelarle non sta assolutamente migliorando la grave situazione che le lavoratrici, diventate mamme, devono affrontare ogni giorno al rientro dalla maternità obbligatoria.

Essere donna non può e non deve essere un lusso riservato a poche. Un figlio non deve essere una limitazione alla crescita professionale. Raccontami la tua esperienza, anche in forma anonima, e proviamo tutti assieme ad accendere un riflettore per uscire da questo inaccettabile buio.

About Francesco Iacovone

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