IKEA attacca il diritto alla festa dei propri dipendenti e sul proprio sito comunica le aperture di Santo Stefano, Pasquetta e Ferragosto. La multinazionale svedese del mobile a basso costo è ingorda assai e non si accontenta dei suoi profitti da capogiro. Creata dal nulla oltre 73 anni fa da Ingvar Kamprad, oggi 90enne multimiliardario nella top ten degli uomini più ricchi del pianeta con un patrimonio stimato in oltre 33 miliardi di dollari allo scorso anno. Ma tutto ciò non basta e allora, con un colpo di spugna, toglie altri giorni rossi di calendario ai propri dipendenti.
Ed è il tempo negato, quello del lavoro domenicale e festivo sottratto a queste donne e questi uomini, il vero cuore del problema. Nell’immaginario collettivo, Ikea è patron del concept della famiglia e della casa, dell’accoglienza, del riposo e del relax. Dimensioni di fatto negate ai propri lavoratori. Questa è una deriva destinata a tenere aperti questi non luoghi anche a Natale, anche a Capodanno. E quando non basterà più il calendario, saranno anche capaci di costruire il 366° giorno dell’anno, magari in rigoroso legno di pino svedese a marchio IKEA.
Ma io voglio ricordare a lavoratori IKEA e a tutti gli altri che il diritto al riposo festivo è inalienabile. Voglio ricordare loro che lo ha stabilito la Corte di Cassazione in più riprese. Insomma, il diritto assoluto di vivere la famiglia, la propria casa e di avere una dignitosa vita sociale, non può continuare ad essere minato dai templi dello shopping, aperti 7 giorni su 7, e dalle sfrenate regole del consumismo che vogliono scandire ogni istante della nostra quotidianità.
Su questi temi continueremo le nostre battaglie nei luoghi di lavoro per ridare la libertà di vivere la propria vita ai milioni di lavoratori e lavoratrici del commercio schiacciati dalle aperture selvagge dei negozi e dei centri commerciali.
Nell’articolo scrivono: Ma io voglio ricordare a lavoratori IKEA e a tutti gli altri che il diritto al riposo festivo è inalienabile. Voglio ricordare loro che lo ha stabilito la Corte di Cassazione in più riprese
Quale sarebbe questa sentenza? Non mi risulta esista.
In generale capisco e approvo l’invito alle catene di negozi di rispettare le esigenze dei lavoratori, soprattutto le esigenze famigliari… però non capisco fino in fondo questo astio ORA. Il contratto del commercio è così da ANNI, e prevede che si possa lavorare sabato e domenica, se non erro la domenica e i festivi devono essere pagati di più, e devono esserci sempre due giorni di riposo (credo consecutivi, ma non sono certo). E ripeto: dove è quella sentenza?
Con calma si cerchi le sentenze, i cui riferimenti li può trovare in questo articolo (le sentenze sono pubbliche). I due giorni consecutivi di riposo a cui accenna denotano una sua non conoscenza della situazione, del contratto e della legislazione applicata alla normativa ad oggetto. Buona giornata.
https://www.francescoiacovone.com/lavoro-festivo-la-sentenza-del-tribunale-dice-no-anche-se-ce-consenso-nel-contratto-individuale/