Ecco, finalmente una bella notizia. La Cooperativa mi ha comunicato che: “presa visione della Sua domanda e accertata l’esistenza dei requisiti all’ammissione in qualità di socio a decorrere da ‘oggi’, con iscrizione al libro unico n. _ _ _ “. Veramente avevo solo chiesto un lavoro, mai compilata nessuna domanda e non ho la più pallida idea di quali siano i “requisiti” da possedere. Ma non sarà mica una delle tante false cooperative? E poi la mia iscrizione a quel libro unico mi lascia sorpresa e anche un po’ contrariata: nella lettera non è riportato il numero progressivo, non ne avrei diritto anche io?
Ma che me ne frega, magari questi mi danno il lavoro che cerco da tempo; e così proseguo nella lettura: “Contestualmente alla presente, la scrivente in attuazione di quanto contenuto nell’Art. 1 comma 3 della L.142/201 e successive modifiche e dall’art. 6 n° 5 del regolamento interno, è a confermarLe che il rapporto di lavoro intercorrente – ulteriore rispetto al rapporto associativo sussistente – è il seguente: ‘lavoro subordinato a tempo determinato’ con decorrenza ‘domani’”.
E vai!! Allora il lavoro me lo danno davvero, non è mica uno scherzo. E poi, hai visto che paroloni? Che forma ufficiale? Vediamo se si capisce almeno quanto guadagno: “Relativamente all’ulteriore rapporto di lavoro che con la presente si instaura ai sensi e per gli effetti dell’art. 12 del Regolamento vigente, Le comunichiamo che Ella sarà inquadrata , ai sensi dell’art 11 n° 3 e 4 del predetto Regolamento al livello I. Tale retribuzione risponde ai requisiti così come individuati dal combinato disposto dell’art. 4 comma 3 e del […] “
Insomma, la lettera prosegue con frasi piene di articoli e commi… In sostanza, a mala pena capisco che il mio contratto è di 16 ore settimanali e il CCNL è specificato nel Regolamento che nessuno mi ha mai dato né mai mi darà. Ma è pur sempre un lavoro, prendere o lasciare, e io lo sai che faccio? Accetto, ho un’altra possibilità secondo te?
Ed è qui che comincia il mio inferno: turni duri e capi più duri dei turni. Colli da rifornire senza sosta e sotto stretto controllo. Nastri orari impossibili, altro che 16 ore. E se parli stai a casa in punizione, per settimane intere. E la bolletta da pagare? L’affitto arretrato? Arrangiati e la prossima volta china il tuo capo al caporale di turno.
La lezione la imparo presto: parlare o rivendicare un diritto non è previsto dal Regolamento. Non è che l’abbia letto, ma è chiaro che deve essere ben specificato in uno di quei numerati e misteriosi articoli pieni di commi. Il mio tempo non è più mio, è alla mercé di esigenze a me oscure, ma ben chiare a chi organizza i miei turni.
Già, il tempo. Da quando lavoro come socia nella cooperativa mi hanno sottratto finanche il concetto del tempo. Il giorno si confonde con la notte, il pranzo con la cena e l’unica lancetta rimasta è girata dal capetto di turno. E poi, quanto vale il mio tempo? Meno di 5 euro netti l’ora, appena un caffè con qualche collega. Questo è il prezzo della competitività e della crescita, questo è il costo di un lavoro che ormai non vale più nulla.
Ecco, questo è l’imbroglio che si cela dietro molte false cooperative e spetta a tutti noi fare qualcosa per smascherare queste vere e proprie truffe ai danni della collettività tutta. Perché altrimenti il futuro sarà questo per tutti e nessuno sarà esente da colpe.
Questa storia è frutto della mia immaginazione, o quasi!!