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Laura, cassiera di un supermercato, e i suoi figli in “in appalto”

Sono un’insegnante e quando finisco di insegnare, come tutte le donne lavoratrici, vado a fare la spesa e sono di solito stravolta. Ormai le cassiere del supermercato le conosco. Tante di loro mi sono diventate amiche, sono diventate parte della mia giornata, ci scambiamo parole, consigli, mi dicono come è andata la giornata, mi parlano dei loro figli, della loro famiglia, delle loro giornate.

Tante volte, capisco che sono una donna fortunata, nonostante i problemi che la scuola sta vivendo, nonostante lo stipendio che non basta ad arrivare alla fine del mese. Quando vado al supermercato vado sempre alla cassa dove c’è Laura. Laura è molto più giovane di me, è carina ma nei suoi occhi leggo sempre un’amarezza che le crea una specie di patina nei suoi occhi chiari. Mi parla sempre dei suoi figli, mentre passa quasi automaticamente i pacchi con quel suono che dopo un po’ diventa il ritmo della sua giornata. Un suono che scandisce le ore che passano, e mi parla.

Laura è preoccupata se i suoi figli vivono bene in quella scuola che ha scelto perché c’è il tempo prolungato, se avranno tanti compiti da fare a casa, se la sua amica, o qualcuno della sua famiglia sono stati puntuali nell’andarli a prendere. Laura non è mai a casa perché fa i turni, e il suo supermercato è lontano da raggiungere. Laura si sveglia e non ha la curiosità di sapere come andrà la sua giornata. La sera prima ha già preparato la cena per il giorno seguente, ha caricato la lavatrice, ha preparato i vestiti puliti per i suoi figli, ha guardato i compiti e ha cercato di parlare con loro. Ma hanno un’età difficile, stanno crescendo. Crescono così in fretta che per pensarli ancora bambini, mi mostra sempre le loro foto insieme su una spiaggia, sorridenti con il sole alle spalle e il mare che sembra abbracciarli.

La sua giornata incomincia sempre all’alba, con i sensi di colpa che hanno tutte le donne che devono far crescere i propri figli senza aiuto, senza uno sguardo di intesa che la incoraggia. Sa che vivrà per arrivare all’orario di cena, quell’attimo dove si guarderà riflessa negli occhi dei suoi figli, dove le parole si dovranno pesare, perché per tutti e tre la giornata è stata dura. Laura sa che se la sua voce si dovesse incrinare, i suoi figli potrebbero non capire. Laura, mi racconta che ha il turno spezzato e nella pausa non riesce a tornare a casa. Le costerebbe troppo: la benzina, lo stress del traffico, per poi poter stare a casa solo una mezz’ora. No. Laura parte la mattina e torna la sera, si veste di un sorriso per tutti i clienti, per clienti educati e anche quelli maleducati. Ci sono colleghe simpatiche e certe che la snobbano.

Ma Laura pensa ai suoi figli, e durante la pausa mangia il suo panino nel parco vicino, si gode quegli attimo di aria pura, e poi, ricomincia. Con quel suono che scandisce le ore che la separano dall’orario in cui rientrerà a casa. Finalmente si sentirà una donna e non una macchina, il suo sorriso non dovrà sottoporsi alle umiliazioni di certi clienti e magari del suo capo. Finalmente potrà smettere la sua divisa, non dovrà più coprirsi per quella maledetta aria condizionata, nelle sue orecchie non risuoneranno più ronzii, lamentele, attese perché la spesa ingombra tutto il banco e lei non sa più come andare avanti nel suo lavoro. Ogni giorno qualcuno le dice: ”Signorina, allora? Sono di fretta, si può muovere?”. Laura riprende quel sorriso che ha riposto nell’armadio degli attrezzi, deglutisce, e abbozza: ”Certo, sto facendo il possibile”. Laura parla con me, mi chiede consigli sulla Scuola, su cosa deve fare, se sta facendo le cose bene.

Laura la cassiera che delle volte chiede un attimo di pausa, solo per telefonare ai suoi figli e sentire come è andata a scuola, se le vogliono bene. Laura, una donna, madre, una lavoratrice che ha anche i turni la domenica. Ma il lavoro è questo, chissà se il #Dipartimentomamme, si ricorderà di una cassiera, che dall’alba fino al tramonto, sorride, aiuta, comprende, non si arrende. Laura un’amica che tante volte mi insegna a come insegnare, a come la vita seppur difficile, può darti di più. In certe giornate dove la solitudine e la frustrazione diventa compagna di viaggio.

Ma mancano poche ore per Laura, e poi, sarà finalmente, a casa. Per ricominciare, per ridere veramente, per rifare tutto daccapo. L’ultima volta che ci siamo viste Laura mi ha detto: “Claudia, ti piace questa poesia? sai mi vergogno un po’ a recitartela, ma l’ho letta in un libro e, mentre lavoro continuo a ripeterla, perché mi aiuta a non lasciare il mio cuore indietro ai miei passi. È di Alda Merini. ” Non mettetemi accanto a chi si lamenta senza mai alzare lo sguardo, a chi non sa dire grazie, a chi non sa accorgersi più di un tramonto. Chiudo gli occhi, mi scosto di un passo. Sono altro. Sono altrove.”

Ecco, Laura è una cassiera, con il sorriso stampato, un sibilo nelle orecchie, e la bellezza racchiusa in quegli occhi attraversati da trame di amarezza.

Grazie a Claudia Pepe per avermi regalato questo fantastico contributo, per il suo sguardo profondo su un mondo che non è il suo, ma che sente vicino. Claudia scrive sull’Huffington Post e questo è il suo box autore: “Claudia Pepe, madre e insegnante di Musica e sostegno nella scuola media. Nella sua vita contano di più i sorrisi dei suoi ragazzi che il rosso del conto in banca. Porta la musica anche all’Ospedale di Vicenza nei reparti di pediatria e chirurgia pediatrica. Insegna, ama, vive. E ne è felice.”

About Francesco Iacovone

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