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Le commesse sono sole e si sfogano su Facebook

Paghe basse, riposi pochi e luoghi di lavoro violenti: queste sono le dure condizioni vissute nella grande distribuzione e le commesse lo denunciano su Facebook.

Tantissime sono le pagine che raccolgono gli sfoghi e le frustrazioni delle commesse, impiegate nei centri commerciali e nei supermercati del nostro paese. La fantasia non manca e si passa dalle pagine contro le aperture domenicali, su tutte Domenica No Grazie, a quelle di puro svago come Commessi in pausa Caffè o Commessa frustrata. Ma ce ne sono tante altre e la costante è la voglia di queste donne di usare il social network come valvola di sfogo. Insomma, uno stratagemma per sentirsi meno sole.

La pressione psicologica porta all’isolamento. E allora, ecco il gruppo Facebook per combattere questa condizione, per confrontarsi, per daresi una mano. La realtà descritta in queste pagine virtuali è quella che vive chi lavora nella grande distribuzione: “Sono ex Coin e ancor prima Standa”, scrive Barbara che è andata all’estero. “Dopo 26 anni di lavoro ho accettato la mobilità da un’azienda che ormai mi considerava vecchia”. Scrive Maria Luisa: “Non siamo solo numeri di matricola o braccia che lavorano, dietro ognuna di noi c’è una moglie, una mamma, una nonna”. Non solo donne: “Non lavoro più alla Coop, ho accettato la mobilità”, scrive Antonio. “Ci entrai da ragazzo pieno di sogni e aspettative, mi sono ritrovato dopo 13 anni senza aver realizzato nulla”. Tuttavia la dimensione di questo mondo rimane principalmente femminile. E la cassiera è una figura che rimane nell’immaginario collettivo: da qui la pagina Facebook Le confessioni di una cassiera, che vanta circa 40.000 like.

Ma cosa rende duro questo lavoro, qual è il problema? Le paghe basse, gli orari, il mobbing? Il commercio è il laboratorio dello sfruttamento, con lavoratori che guadagnano anche 600-700 euro al mese, che non riposano mai, che stanno sempre a contatto con il cliente. Una questione complessa, quindi. Su cui, però, il contratto pesa e quello del commercio è uno dei peggiori; la malattia decurtata e le turnazioni orarie influiscono sulla qualità della vita: “Sono part time, ma i turni della settimana vengono comunicati il venerdì precedente”, e organizzarsi diventa impossibile. “Finisce che il lavoro diventa la parte della vita da cui parte tutto il resto. Dovrebbe essere il contrario, no?”.

E allora la pagina Facebook. E la solidarietà arriva anche dai clienti: “Cosa possiamo fare per aiutarvi? Abbiamo appreso la cosa su facebook e non mi vergogno a dire che ho pianto”. Tante testimonianze e un po’ di svago, ma la realtà è diversa da una pagina sui social network e per migliorare la condizione di chi si guadagna da vivere nei centri commerciali serve l’organizzazione e la lotta… quella reale!!

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