“Come? Se baratterei una bella vita, una bella casa, una bella moglie con 80 TV, 75 tablet, 300 smarthphone e 30 lavatrici? Ma de corsa!!” Sullo sfondo un negozio MediaWorld, a parlare è Alberto Maizena, nella sitcom interpretato da Alberto Farina, simpaticissimo cabarettista romano protagonista di “Colorado”.
Una vita immersa tra tv, tablet e scale mobili! La moglie, interpretata da Debora Villa, la Patty di “Camera Cafè”, non è molto felice! E tenta in tutti i modi di convincerlo a tornare a casa, tra situazioni e momenti candid camera!
Che dire, sembra uno dei soliti programmi leggeri della TV giovane di Mediaset. Ma alcuni lavoratori di MediaWorld mi fanno notare che per loro non è proprio così e che, oltre ad aver subito il danno, si sentono beffati ed io non posso che dargli ragione.
Negli ultimi mesi, MediaWorld ha chiuso 7 punti vendita, 40 negozi applicano il regime di solidarietà e circa 500 lavoratori sono andati in mobilità volontaria, ingrossando le fila dei disoccupati. I lavoratori rimasti, subiscono i carichi di lavoro maggiorati a causa di un sottorganico ormai strutturale. E allora si capisce perché quel film non è il loro film.
I lavoratori MediaWorld avevano girato il film della crisi. Un vero capolavoro fatto in casa, degno del migliore degli spot di qualsiasi multinazionale. La colonna sonora del video postato su YouTube mi ha accompagnato per una intera giornata: “… Heal the world – Make it a better place – For you and for me – And the entire human race…”, insieme al sapore amaro dell’ennesima crisi aziendale.
Quattro calci ad un pallone fatto con lo scotch griffato della multinazionale, nello scenario surreale di un megastore ormai spoglio, tra scaffali vuoti e colleghe che assistono divertite alla “partita”. Abbracci, balli ammiccanti, carrelli trasformati in “auto scontro” proprio come quelle del luna park. Ma soprattutto tanti sorrisi, capaci quasi di far dimenticare che quello non era un film come gli altri… era il film della crisi.
Insomma, i lavoratori del commercio non li racconta mai nessuno, a volte si raccontano da soli e di certo non voglio passare la vita in un negozio, come il protagonista della sitcom. Però, nella realtà, queste donne e questi uomini sono costretti a dimenticarsi gli affetti e il tepore della vita familiare perché nel negozio ci passano gran parte del proprio tempo, soprattutto durante periodo natalizio.
Molti di quei lavoratori li conosco bene, ho lottato al loro fianco e li comprendo profondamente. Vorrei tanto che qualcuno scrivesse un’altra storia, una storia dalla loro parte…