Sono rientrato a casa da poco, la giornata appena trascorsa è stata intensa e segnata dalla preoccupazione per le due grandi crisi occupazionali del commercio: Auchan ha avviato le procedure di mobilità per circa 1.500 addetti e MediaWorld ha paventato 700 esuberi. Con buona pace dei proclami del duo Renzi-Poletti e dell’immaginaria crescita occupazionale derivante dal Jobs Act.
L’acqua sul fuoco; aglio, olio e peperoncino a soffriggere, i pomodori pronti per essere buttati in padella e l’orecchio distratto alla TV, al TG3 regionale: si parla di Fernando, 64 anni, vivaista.
Fernando Buccitti, come ogni mattina, è andato a lavorare. Fernando ha perso l’equilibrio a causa dell’improvviso cedimento della sponda sulla quale si trovava in piedi ed è stato travolto da un bancale di terriccio che stava scaricando dal camion, con l’ausilio di un muletto, in un vivaio. Fernando è caduto pesantemente a terra battendo la testa ed il torace. L’urto con il suolo è stato talmente violento da risultargli fatale. Siamo in località Tecchiena, una frazione del comune di Alatri, alle porte della città di Frosinone, ma poco importa.
Vincenzo era a cavallo del suo trattore. Il figlio, non vedendolo rincasare, ha deciso di andare a cercarlo. Ma quando è arrivato sul posto ha scoperto la tragedia: il padre, Vincenzo Coccia di 59 anni, era già privo di vita schiacciato dal mezzo agricolo. Siamo a Padune di Montepagano, nel Comune di Roseto, in provincia di Teramo. E’ il 25 aprile, il giorno della Liberazione, ma poco importa.
Nicola aveva risposto ad una segnalazione dei cittadini: c’era puzza di gas in strada. Nicola Delvecchio aveva 56 anni e faceva l’operaio per l’Italgas. Un’esplosione improvvisa, provocata da una fuga di gas, se lo è portato via per sempre. Siamo in via Milano, nel centro di Barletta. E’ il 25 aprile, ancora il giorno della Liberazione, ma poco importa.
Poco importa se a Tecchiena, a Padune di Montepagano o a Barletta; poco importa se oggi, il 25 aprile o il mese scorso. Questa è una guerra che non fa prigionieri. Si potrebbe andare avanti per ore, dal nord al sud del paese in qualsiasi stagione dell’anno: tante storie, tanti nomi, tanti giovani con tutta la vita davanti, vittime della mancanza di lavoro, del lavoro in nero, della precarietà e di una crisi assassina. Tutti elementi che contribuiscono ad abbassare le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Donne e Uomini che escono di casa per andare a lavorare e non vi fanno più ritorno; che lasciano mogli, mariti, figli, nonni a cui resta soltanto un vuoto incolmabile e tanto, troppo dolore. Veri e propri omicidi che il capitale considera “danni collaterali”; basti pensare che dall’inizio dell’anno sono morti sui luoghi di lavoro 190 lavoratori e con le morti sulle strade e in itinere si superano i 380 morti complessivi.
Mi fa incazzare il pensiero che domani sarà la giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro. La giornata dell’ipocrisia di una classe dirigente senza scrupoli che depenalizza proprio quelle norme che dovrebbero proteggerci; moralmente responsabile della morte dei sette operai della Thyssen, dei sette cinesi di Prato, dei tanti operai morti all’Ilva di Taranto, delle troppe morti sul lavoro meno note ma non per questo meno tragiche.
Domani si accenderanno i riflettori: ci sarà la retorica dei numeri e dei buoni propositi, qualche spot elettorale e poi… Poi the show must go on, al costo delle nostre vite.
Il mio pensiero va a Fernando, Vincenzo, Nicola e tutti gli altri… Che la terra vi sia lieve.
L’Italia è diventato il paese della burocrazia. Mille adempimenti da espletare e ciò che servirebbe davvero, come sempre, manca. Il lavoro oltre ad essere garantito a tutti, va tutelato; il lavoratore deve essere sicuro che non perderà la vita guadagnandosi il pane. La burocrazia delle carte non serve a nulla, ciò che occorre è la sicurezza vera sui luoghi di lavoro. Ciò che occorre è un paese che pensi al benessere dei suoi cittadini. Ecco, a dirla tutta, con la classe dirigente corrotta e senza scrupoli che ci governa, non riesco ad essere ottimista. Ma non perdo la speranza di abitare in un paese migliore e senza morti sul lavoro. Rip.
Domani, Primo Maggio, andiamo in giro con qualcosa di nero o con il lutto al braccio. In memoria delle vittime sul lavoro
Come non essere d’accordo con l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro? Grazie a voi per il costante lavoro di informazione su questo maledetto e poco considerato tema!!