La musica diffusa dagli altoparlanti, mixata dal vociare confuso delle famiglie dei consumatori domenicali e festivi; le fredde luci “disegnate” per spingere all’acquisto delle merci che qualcuno ha già scelto per noi; il via vai di chi spende il proprio tempo del riposo per comperare e chi è costretto a spenderlo per lavorare. Come in un pollaio, la luce artificiale non ci consente di capire se il sole è ancora alto o se è arrivato il tramonto. Un tempo senza tempo, come nel migliore allevamento di galline in batteria: il tempo del consumo!
Questa sarebbe la ricetta per la ripresa, che ha prodotto un esercito di part time involontari e sotto-impiegati molti dei quali si guadagnano da vivere proprio dentro i centri commerciali. Il loro numero è in costante aumento: nel nostro paese sono passati dai 403mila del 2009 ai 748mila di oggi: il18,1 per cento del totale dei lavoratori. Il part time è divenuto un obbligo per le donne in sei casi su dieci, una percentuale che la dice lunga sulle pari opportunità di genere.
Ma torniamo alla ripresa, un balletto di dati che ci propina la narrazione del governo e cozza con la realtà. Nel mese scorso sono infatti crollati i contratti a tempo indeterminato, con buona pace di che ci aveva spacciato il Jobs Act come la panacea di tutti i mali, e c’è stato un vero e proprio boom dei voucher: la schiavitù del terzo millennio.
Molti dei lavoratori che ci accompagnano negli acquisti all’interno dei centri commerciali non sono lavoratori come gli altri: sono lavoratori a metà, con contratti precari e sempre più spesso pagati con i voucher. E non per loro scelta, quanto per convenienza delle multinazionali del commercio. Non è solo il tempo ad essere a metà. Queste donne e questi uomini hanno la metà dei diritti, del salario, della futura improbabile pensione.
Insomma, è arrivata davvero l’ora di lottare per un tempo di lavoro che torni ad essere pieno e per un tempo del riposo che riconsegni a tutte e tutti la socialità e la possibilità di stare in famiglia. E’ arrivata l’ora di lottare per un lavoro Monti free, Fornero free, Jobs Act free, voucher free. Perché le narrazioni di chi ci governa sono in evidente contrasto con la realtà e noi non ce le beviamo davvero. Un popolo di senza domeniche, spesso con un lavoro a metà, che deve cominciare a riconoscersi, a ricomporsi e a far sentire la propria voce.