Una giornata in cui credo fortemente, in cui è importante esserci e mi fa particolarmente piacere sapere dell’adesione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Ma non solo; crescono infatti, di ora in ora, le adesioni alla mobilitazione contro la guerra del prossimo 16 gennaio ed alle manifestazioni nazionali di Roma e Milano.
Mi piace pensare che c’è ancora chi è capace di indignarsi, di opporsi, di portare in piazza un altro punto di vista. Ormai la guerra non fa più notizia, o peggio viene spacciata come “missione di pace”; un ossimoro orribile. Basti pensare che attualmente ci sono 65 Stati e 613 milizie-guerriglieri e gruppi separatisti coinvolti nelle varie guerre sparse nel mondo, alcune delle quali sono intorno a noi, a due passi da noi.
Nelle guerre, si sa, a perdere sono soprattutto i bambini, vittime innocenti di tutti i conflitti, inermi di fronte al fuoco dei soldati. A volte essi stessi soldati, impiegati in operazioni militari o illegali in tutto il mondo. A volte migranti, in fuga dalle stesse guerre e dalle carestie, bambini che sempre più spesso trovano pace in fondo al mar Mediterraneo. Ma nessun bambino è mai pronto a morire…
Altra vittima delle guerra è, sempre, la verità (di cui i bambini sono notoriamente la voce). Mentre il primo vincitore è un certo profitto che calpesta dignità, speranza e pace. I veri motivi di quasi tutti i conflitti internazionali sono e restano interessi economici, così prepotenti da inquinare la vita politica, chiamata a decidere su questioni inerenti conflitti armati ed entrata in guerra di interi popoli.
Ma le guerre non sono solo quelle dei soldati e delle armi. Ci sono altri fronti aperti. Guerre silenti che colpiscono lavoratori, precari, disoccupati, sfrattati, pensionati, migranti. Guerre che producono stragi sul lavoro, suicidi, morte, schiavitù, lavoro minorile, sofferenza quotidiana per tante donne e tanti uomini, privati della propria dignità. Guerre che hanno come obiettivo l’arricchimento di pochi a danno dei tanti chiamati a pagare il prezzo troppo alto di quello che ci spacciano come “progresso”.
Insomma, io il 16 gennaio ci sarò e sono certo che saremo tanti.