Ho aperto gli occhi abbracciato al libro di Antonio Musella “Nuovi Schiavi”, un caffè e leggerò le ultime pagine di questa perfetta istantanea del mondo del lavoro nell’Italia del Jobs Act. Un capitolo è sulle commesse.
Quando arrivavo a casa dovevo decidere se lavarmi, se mangiare o se dormire, perché tutte e tre queste cose non le potevo fare, non avevo il tempo. E se lavori 15 ore al giorno un po’ devi dormire.
Una frase che ricordo come se fosse stata pronunciata ora, una frase shock che rispecchia le condizioni dei lavoratori del commercio, dei nuovi schiavi. Una frase nella quale molti di voi si staranno riconoscendo e che ho riletto nel libro di Antonio.
Ricordo le mani di Carla, cassiera di una nota multinazionale del commercio, che tremavano mentre veniva intervistata; la capacità che Antonio ha mostrato nel metterla a proprio agio, nel farla sentire in un luogo sicuro. Una giornata indimenticabile, un reportage fatto da chi crede davvero nel proprio lavoro.
Nel settembre dello scorso anno Antonio mi telefonò da Napoli, incuriosito dal gruppo facebook “l’insostenibile solitudine della cassiera”, e mi chiese di collaborare al suo reportage per Fanpage, raccogliendo alcune storie di queste lavoratrici. Qualche giorno dopo ci incontrammo a Roma, nella sede dell’Unione Sidacale di Base e… Il resto lo trovate nel libro.
Ma torniamo alle condizioni di Carla e dei tanti lavoratori dei supermercati e dei centri commerciali, al loro quotidiano, ai fenomeni di sfruttamento di cui sono vittime e come il loro lavoro – che alcuni definiscono “violento” – incide sulla vita di tutti giorni. Il quadro che ne viene fuori è sconcertante.
Lavoratori sottopagati, privati delle domeniche e dei giorni festivi, del diritto di ammalarsi e sottoposti a quotidiane vessazioni. Questo è il sottobosco che nutre le multinazionali del commercio, sempre più spietate e alla ricerca ossessiva di nuove forme di schiavitù, per consentirsi di mantenere alti i profitti.
Di storie come quelle di Carla ne ascolto tutti i giorni. Storie di madri che non riescono a prendersi cura dei propri figli, storie di donne che subiscono molestie, storie di uomini umiliati dal capetto di turno, storie invisibili che non racconta mai nessuno.
Antonio queste storie le ha raccontate, prima nel suo reportage ed ora nel suo libro. Insieme ad altre storie, altri lavoratori senza più tutele: l’operaio, il precario, l’intermittente, il flessibile, l’inoccupato… Una narrazione che non è vittimistica, al contrario di quanto accade normalmente quando i media parlano di lavoro o di disoccupazione. Insomma, una mappatura delle lotte di resistenza raccolte in presa diretta, in un tour nell’Italia sconvolta dalla grande recessione e dalle politiche di austerity.
Ora vado a terminare la lettura delle ultime pagine del libro, una doccia, la barba e tra qualche ora dovrò essere alla Libreria del Viaggiatore in via del Pellegrino, a Roma. Già, perché Antonio mi ha fatto un regalo: sarò il relatore della presentazione del suo libro e confesso di essere un po’ emozionato.
In bocca al lupo Antonio, giornalista resistente. In bocca al lupo a tutti quelli che resistono!