In questi giorni due casi di cronaca mi hanno interrogato, a lungo. Le storie di Paola e di Chiara. Due fatti molto diversi tra loro, due donne vittime della violenza di genere, costrette a fare i conti con una società maschilista e malata.
Paola, 28 anni, è stata volgarmente respinta al colloquio di lavoro: «Sei sposata? Convivi? Hai figli?». A quel punto Paola Filippini, 28 anni, fotografa freelance di Mestre, non ha voluto rispondere e all’uomo che le dava del tu pur vedendola per la prima volta e le chiedeva cose già scritte sul suo curriculum, a cui ha detto: «A queste domande io non rispondo». Bene, ha reagito lui, «“Certo. Allora ti puoi anche accomodare fuori, per me il colloquio finisce qui”.».
Paola si ritrova scossa e incredula in un bar e di getto butta giù un lungo post su Facebook con tutta la storia, che diviene virale. «E’ offensivo, è bruttissimo, è una VIOLENZA – scrive Paola su Facebook – Perché non importa se hai studiato, se hai lavorato tanti anni, se hai fatto gavetta, se hai un bel Cv. Importa se hai figli. Perché se li hai, è meglio che tu stia a casa ad allattarli (…) Le donne devono sapere che non si devono mai abbassare a queste offese e gli uomini devono sapere che esistono tanti uomini di merda a questo mondo. Proprio ieri ne parlavo con alcuni colleghi, fatalità oggi mi è successo, di nuovo. Ho perso la possibilità di un lavoro, ma non mi importa niente. Ho salvato la mia dignità, ho mantenuto la mia privacy. La condizione della donna al giorno d’oggi è ancora molto difficile».
Chiara è ridotta allo “stato di minima coscienza” dopo essere stata fracassata di botte dal fidanzato, accecato dalla gelosia e dal possesso. Ma le scuse di Maurizio ai familiari della fidanzata Chiara, arrivate con 21 mesi di ritardo dal giorno della tragedia, sono state sufficienti a produrre uno sconto di pena di quattro anni.
Dopo la lettura della sentenza, il papà di Chiara ha avuto un malore: è svenuto ed è rimasto diversi minuti incosciente. Si è rialzato, ma pochi metri dopo è di nuovo piombato a terra. E poi quel post su Facebook: “Cara Chiara, oggi sono stato affianco a colui che ti ha ridotto così per sempre” “Lo sai – prosegue il testo – oggi sei stata oltraggiata da lui… dal suo avvocato e dai giudici che non hanno coraggio”. E poi si rivolge a tutti. “L’ITALIA è un paese dove non c’è dignità e oggi in quell’aula si parlava solo del modo in cui riabilitare al mondo quel verme di Falcioni… nessuno ha mai pensato a come sei e sarai per sempre ridotta e abbandonata… lui ha ricevuto un bellissimo sconto che lo aiuterà a tornare presto a fare la sua vita…”.
Due donne, due violenze diverse frutto della stessa odiosa cultura. Un problema ai margini dall’agenda politica di questo paese da sempre. Ma quanti casi di donne umiliate e maltrattate ci sono, a fronte dei pochi casi che balzano ai disonori delle cronache? Sono certo che molte delle donne che leggeranno questo post potrebbero raccontare il loro, ma ahimè non lo faranno… Siamo in Italia: questione di sopravvivenza e dovere di omertà!
A me sono state fatte le stesse scomode domande a un colloquio ma non da un uomo, bensi’ da una donna! Per fortuna l’azienda ha chiuso.
Grazie per la tua testimonianza.