“Bisogna essere molto forti per amare la solitudine”. Con poche e semplici parole, Pier Paolo Pasolini apre il suo racconto della solitudine; e in queste poche parole, traspare evidente l’eroica rassegnazione del poeta ad un amore difficile, quello per un’amata senza volto e senza fiato: la solitudine, appunto.
Stamane mi sono svegliato presto, come spesso accade. La luna è ancora alta nel cielo e il silenzio è quasi assordante. Il profumo del caffè mi tiene compagnia mentre accendo la mia sigaretta e i pensieri corrono dal mio più grande amore, la solitudine. Ogni grande amore, però, ha almeno un terzo incomodo; sotto il tetto di quel sentimento alberga anche l’odio, è una massima inconfutabile.
L’amore per la solitudine ha la stessa profonda radice dell’amore che si ha per l’indipendenza. Ma non sempre la solitudine è desiderata, conquistata; a volte fredda, questo sì, ma anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande.
Molto spesso la solitudine è invece una condizione insopportabile che mette a nudo tutte le nostre fragilità, le nostre miserie. Forse per questo Pasolini dice che: “bisogna avere buone gambe e una resistenza fuori del comune”; perché la solitudine, per sua natura, ci spinge a camminare, a muoverci per evitare che i pensieri divengano insopportabili.
Insomma, la solitudine è sì, un tremendo peso, ma è anche un amore: per la libertà, per la verità. Un amore che ci consente di percorrere “le strade povere del mondo”. E per farlo bisogna essere allo stesso tempo “disgraziati e forti”, bisogna essere “fratelli dei cani.”
Tra un pensiero e l’altro, la luna ha lasciato il posto al sole che penetra tra le fessure delle mie persiane. Se siete arrivati fin qui vi lascio alle dolci e amare parole di chi ha fatto della solitudine fonte di ispirazione, rendendoci una testimonianza intellettuale che non cesserà mai di abitare e scuotere le nostre coscienze.
“La solitudine” di Pier Paolo Pasolini
Bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza e mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere.
Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
– e anche d’inverno, per le strade abbandonate al vento,
tra le distese d’immondizia contro i palazzi lontani,
essi sono molti – non sono che momenti della solitudine;
più caldo e vivo è il corpo gentile
che unge di seme e se ne va,
più freddo e mortale è intorno il diletto deserto;
è esso che riempie di gioia, come un vento miracoloso,
non il sorriso innocente, o la torbida prepotenza
di chi poi se ne va; egli si porta dietro una giovinezza
enormemente giovane; e in questo è disumano,
perché non lascia tracce, o meglio, lascia solo una traccia
che è sempre la stessa in tutte le stagioni.
Un ragazzo ai suoi primi amori
altro non è che la fecondità del mondo.
E’ il mondo così arriva con lui; appare e scompare,
come una forma che muta. Restano intatte tutte le cose,
e tu potrai percorrere mezza città, non lo ritroverai più;
l’atto è compiuto, la sua ripetizione è un rito. Dunque
la solitudine è ancora più grande se una folla intera
attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni–l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte.
Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
e per te non è mutato niente: allora per un soffio non urli o piangi;
e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe essere più soddisfatto
e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
Non c’é cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.
Buon fine settimana!!