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Pubblicità: l’omino della Conad ci svela il Grande Fratello del consumo

Sembra una delle solite pubblicità che vedono protagonista l’ormai famoso Omino della Conad, ma quel racconto svela quanto clienti e lavoratori subiscono ogni giorno. La scusa è la tutela del patrimonio, ma in realtà lo spiegamento di telecamere che si celano sui soffitti e negli spazi interni dei supermercati e dei centri commerciali, serve a ben altro.

Passi che l’Omino della Conad si alza in piena notte: “Amore, c’è un problema tra la gente”… A rischio mette il suo matrimonio ed eventualmente si becca un bel paio di corna da una moglie ormai esausta. Ma se l’Omino fruga tra le nostre vite attraverso la videosorveglianza e la tracciabilità della nostra carta fedeltà, il problema è ben diverso e ci riguarda tutti.

Qualcuno, poco abituato a frequentare quei non luoghi se non per fare la spesa settimanale o qualche acquisto quotidiano, potrebbe obiettare che in fondo si tratta di uno spot pubblicitario. Soltanto di uno spot pubblicitario. Ma qual è il confine tra quella finzione e la realtà quotidiana? La risposta è: nessuno!

L’Omino della Conad, nel video pubblicitario, si accorge di un bambola sotto uno scaffale in piena notte – tanto per non sfatare la tradizione – e decide di rivedere il nastro delle telecamere per “identificare” la bimba che ha perduto il giocattolo. Un attimo dopo, il solerte commesso suona al campanello della bimba che si affaccia sognante in braccio alla mamma. Come ha trovato l’indirizzo? Andando a spulciare le fidelity card dei clienti?

Questo è il contenuto dello spot, che lascia ampi spazi di criticità sull’utilizzo dei nostri dati sensibili. Poi c’è la mia pratica quotidiana, che mi vede impegnato nella difesa dei lavoratori del settore. Di sale controllo di quegli shopping center ne ho viste molte e spesso ho sbirciato il comportamento degli addetti alla sorveglianza. Mezzi elettronici degni del miglior film di controspionaggio e decine di schermi LCD, capaci di riprendere ogni singolo angolo del supermercato. Dai commenti sessisti ai danni delle clienti – zummate nel fondo schiena o nel décolletè – all’utilizzo improprio delle immagini: stampate e date in forma fotografica agli addetti per cercare fantomatici sospetti di furto.

Ma non finisce certo qui. I più controllati impropriamente sono i lavoratori, seguiti finanche nella sala ristoro o all’ingresso dei bagni e videocontrollati in ogni singola mossa. “Repubbliche” del consumo: videosorvegliate, transennate, con guardie private armate ad ogni angolo e dove ogni cittadino può ingannevolmente sentirsi ricco, ma dove in realtà è prigioniero inconsapevole. E lo spot ha svelato l’inganno del Grande Fratello… buoni acquisti.

About Francesco Iacovone

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