Siamo a Roma e questo è Gabriel il pastore. Siamo a Roma, a pochi metri dai condomini riscaldati dai termosifoni e illuminati dalle TV. Non è accettabile che si possa vivere così. Gabriel ha 53 anni e, nonostante il suo macedone condito con qualche stentata parola d’italiano, ora è un mio amico e mi tiene compagnia mentre passeggio con il cane. Siamo a Roma… Ma non sembra davvero!!
E’ passata una settimana da quell’incontro e Gabriel il pastore è ancori lì, nella capanna. Oggi gli ho portato scarpe e materasso nuovi e un bel pezzo di plexiglass. Insieme abbiamo dato una sistemata a quella dimora di fortuna, per renderla più calda e confortevole. Gabriel continua a stupirmi per la sua immensa dignità e la sua serenità.
Al mattino lo trovo a passeggio col gregge e 2 fantastici cagnoloni, due pastori maremmani buoni come lui. Gabriel fuma tabacco arrotolato con fogli di giornale e insieme ci fumiamo una sigaretta. Scambiamo quattro chiacchiere: mi racconta della moglie e dei Pirenei. Qualcosa la capisco, qualcosa no ma non importa. Il suo sorriso è accogliente e tanto basta per cominciare bene la giornata.
Un paio di post su Facebook e qualcosa si comincia a muovere. Giacomo è andato a comprare dei teli pesanti da Leroy Merlin e assieme ad Irene abbiamo fatto incetta di maglioni pesanti, calzini e coperte. Ma l’indifferenza è ancora tanta.
I giornalisti sono tutti a correre tra Palazzo Chigi e il Quirinale, a incoronare un nuovo Governo che di nuovo ha soltanto la connotazione temporale. Nel frattempo cresce il disagio, è difficile curarsi, i giovani sono più poveri dei nonni, i senzatetto sono aumentati del 21% in un anno, 4,5 milioni di italiani vivono in povertà assoluta, uno su due al Sud è a rischio povertà, la disoccupazione è drammaticamente stabile all’11,6%, contro una media Ue all’8,3%, Germania a 4,1, Regno Unito della Brexit al 4,7; debito pubblico al record del 132% del Pil, banche con 360 miliardi di euro lordi di crediti deteriorati, fatturato e ordinativi dell’industria crollati e, in compenso, 12 miliardi di tasse in più pagate dagli italiani nel 2015 rispetto al governo Monti.
E poi c’è Gabriel, un lavoratore come tanti. Un lavoratore costretto a vivere in una capanna per far arricchire quello che lui stesso chiama “il mio padrone”. Quello che alla sera gli porta un piatto di spaghetti, lì nel buio di un prato a ridosso della città. Quasi fosse una bestia. Beh, Gabriel è molto di più. Gabriel è un uomo che ha bisogno di sostentare la sua famiglia e come tale andrebbe rispettato. Gabriel è un lavoratore che merita di vivere in condizioni dignitose e non ai margini di una società che preferisce non vedere e non parlare.
Lo so, questo è un piccolo blog. Lo so, la grande stampa Gabriel non lo vuole vedere e preferisce lo storytelling del nuovo governo, mentre copre il marciume di palazzo. Ma tutti assieme possiamo riuscire a sbattere in faccia a questi cialtroni la storia di Gabriel, la storia di un pastore di città che vive ai margini della società. Magari è poco, però è qualcosa. E allora condividi su Facebook, twitta, manda una e-mail con l’hashtag #IoStoConGabriel.